Due sale, cinque tavoli e dieci anni di lavoro portano oggi lo chef Salvatore Avallone a osservare con soddisfazione la strada percorsa con successo, seppur lontano dalla sua Cetara. Classe 1983, passa dal giornalismo e dalla comunicazione alle cronache del gusto, vissute in prima persona nelle cucine d’Europa, come passione comanda. Al centro della Valle dell’Irno, in un territorio poco battuto, lontano dal caos e dai riflettori che abbagliano la costa salernitana, Cetaria racconta di una tavola che accoglie ispirazioni distanti, mentre lo stile della sala celebra la nostalgia del mare.
Affiancato dalla moglie Federica Gatto, sommelier dalle origini calabresi e anima di una sala tutta al femminile, Salvatore gioca con il territorio, le assonanze e le distanze, celebrando la Calabria in Campania con un piatto d’amore: baccalà, fagioli e ‘nduja, avvolgente, croccante e saporito. La giovane coppia completa l’impegno verso il cliente mettendo su un orto biologico che supporta il ristorante con vegetali sempre freschi e di stagione e che spesso nei piatti incontra il mare a metà strada: come nel Risotto con zucca, gamberi rossi e tartufo, un piatto in cui la delicatezza dell'orto e del mare si alterna ai sapori decisi della terra. Una buona e intelligente gestione dei vini in carta assicura una varietà di circa 400 etichette.
Volontà, cura e determinazione muovono questo luogo del cibo che spesso si lascia sedurre dalle contaminazioni esotiche, pur restando felicemente saldo nei sapori locali e nelle tradizioni del passato.
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Tavoli all'aperto
classe 1985, una laurea in Lettere e Filosofia e un master al Gambero Rosso di Napoli, ha una grande passione per le identità culturali e la memoria gastronomica mediterranea