Questa è la scheda di uno dei ristoranti più sottovalutati del Sudamerica: il 27° posto della 50Best continentale e il 46° di quella globale non rendono giustizia allo straordinario progetto messo in piedi da Leonor “Leo” Espinosa e Laura Hernández. Col trasloco nella nuova sede, madre e figlia hanno ulteriormente elevato l’asticella delle ambizioni, di fatto sdoppiando l’insegna in due: al piano terra c’è la scenografica enorme cucina a vista che ispeziona il nuovo Leo; al piano superiore la Sala de Laura, nei fatti un altro ristorante (di cui diamo conto separato in questa guida).
Sopra e sotto, il protagonista dei menu è uno: i ciclobioma della Colombia, un paese che vanta la seconda biodiversità animale e vegetale più densa al mondo (la prima appartiene al confinante Brasile), un patrimonio di cui sappiamo ancora pochissimo perché, nei fatti, il paese equatoriale è uscito da un’oscura guerra civile solo nel 2016. L’entusiasmo, l’energia e tutto il fervore di un popolo rinato rappresentano il motivo più importante per prendere un aereo per Bogotà e poi un uber per l’insegna del quartiere Chapinero, la tavola che meglio di tutte esprime il mestizaje, il meticciato, di un paese che incrocia suggestioni amazzoniche, andine, caraibiche, pacifiche, arabe, africane, spagnole, indigene.
Mettetevi comodi e scegliete pure il menu più vasto, in trece tiempos - 13 passaggi in circa 3 ore – e scoprirete tutto il fascino di ingredienti e vocaboli mai sentiti prima: chontaduro, arracacha, corozo, pirarucù, iraca… La grammatica di cucina di un altro pianeta.
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Co-autore di "Cucina Milanese Contemporanea" (Guido Tommasi editore, 2020)
Instagram @gabrielezanatt