Wisteria (cioè il glicine, che infatti abbonda nel placido giardino del ristorante), nasce dal sodalizio di Andrea e Massimo, i titolari dell’insegna, veneziani, amici da oltre trent’anni, complici gli studi a Ca’ Foscari e il biliardo del bar dei genitori di Andrea e, ovviamente, la scoperta di una passione in comune, la cucina. Partono da una birreria con piccola cucina, poi prendono strade diverse, infine riformano il duo e si indirizzano verso il fine dining.
Dalla ristrutturazione dell’ambiente alla scelta degli chef, tutto narra una visione che privilegia buon gusto, estetica, piacere. Fra un’acqua altissima e una pandemia, Wisteria prima si aggiudica a sorpresa la stella Michelin (2021), poi la conferma, quest’anno, nonostante il repentino cambio di chef. Adesso c’è Valerio Dallamano, lombardo, maestri del calibro di Vittorio Fusari, Massimiliano Alajmo, Emanuele Scarello.
A Venezia asseconda la filosofia dei patron con la sua cucina di avanguardia, innovativa e creativa, rigorosamente stagionale (il menu cambia quattro volte completamente ma spesso anche fra una stagione e l’altra) e territorialità. Il menu è unico (cambia solo il numero di portate, sei o otto), dinamico, fra ispirazione lagunare e creatività contemporanea. Si chiama Serendipity, ovvero, la bella sorpresa che rende felici chi scopre, l’inatteso cercando altro, peerchè niente, in fondo, accade per caso. Nel menu autunno-inverno il Risotto di gò, garusoli e granseola e Cernia all’amo, frico con erbe di campo e curry danno un'idea di cosa vi aspetta.
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Tavoli all’aperto
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veneziano, giornalista, una vita dedicata allo sport da inviato (e adesso da appassionato e tifoso), cura da dieci anni "Gusto", la pagina di enogastronomia del Gazzettino di Venezia