Il suo nome (femminile: un omaggio dello chef alla nonna che gli ha insegnato a cucinare) è fra i più ammirati e chiacchierati degli ultimi tempi. Per la sua posizione all'interno di un museo, la maestosa National Gallery di Singapore? Diciamo da quando, nel 2019, Odette ha guadagnato la terza stella Michelin, finendo quindi più volte negli anni scorsi al primo posto della classifica Asia's 50 Best.
Un'ascesa al gastrolimpo lenta ma sicura e decisa, quella del poco più che quarantenne chef-patron francese Julien Royer, un passato in patria da Michel Bras, poi a Singapore alla Brasserie dell'hotel St.Regis. Merito di una salda abilità imprenditoriale, una ferrea sicurezza nel mestiere e la capacità di fare gruppo in cucina. Quello che serve in altre parole per sfoggiare un sobrio, elegante e bilanciato menu di cucina francese e internazionale, con poche concessioni ai gusti locali. Fanno fede zabaione e brioche di funghi con tartufo nero, capesante scozzesi in salsa di soia con alghe kombu, ikura (caviale rosso) e lime, la granita di uva Kyoho con aloe, schiuma di tè nero e gelato al Sauternes. Notevole il carrello di formaggi (francesi, ça va sans dire).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).