Se l'Umbria è una delle regioni gastronomicamente più vitali è grazie a un pugno di giovani chef che l'hanno "devissanizzata". Tra essi probabilmente il più interessante è Andrea Impero, ciociaro di Ferentino, tanti adesivi sul passaporto sgualcito malgrado la giovane età e una voglia matta di rimettersi in gioco in Italia dopo tanto mondo. Impero ha idee chiarissime: persegue una sua idea ossessiva di precisione, cerca l'inquadratura perfetta, l'essenza assoluta di ogni sapore. Legge il libro della tradizione dopo aver soffiato forte per togliere la polvere, ne cava solo quello che ha un senso e un luogo.
Il risultato è una cucina "elementare", etimologicamente. I due menu viaggiano uno nei confini regionali (Visione, con Pane salame e farro, Tegamaccio del Trasimeno e una mistica Pasta e cipolle) e uno dentro quelli nazionali (Ispirazione, i cui vertici sono Cogliere, erbe, foglie, fiori e resina, e CCCP: cicerchia, ceci, cacio e pepe). Un percorso di una memoria che non è una posa nonnesca ma un autentico viaggio interiore. L'ambiente è intimo ed elegante, poco "umbro", la brigata giovane e capace, la carta dei vini corretta
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
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Ristorante con camere
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