Ahimè è l'ultimo posto che vedresti a Bologna e, proprio per questo, a Bologna sembra starci benissimo. Com'è arrivato un locale così in una città così refrattaria all'innovazione in campo ristorativo, attaccata alla tradizione con le unghie e con i denti e refrattaria a qualsivoglia trend, sia in senso negativo che positivo?
La risposta parte dal suo vicino di casa, il ristorante Oltre, più specificamente da Lorenzo Costa e Gian Marco Bucchi, che qualche anno fa hanno deciso di portare il "foresto" Lorenzo Vecchia nella città delle Torri e dei Tortelloni, e ci sono riusciti nonostante tutto. Hanno schivato le bordate del Covid, hanno convinto i locali (una battaglia ancora più dura della pandemia) e hanno perfino vinto una stella verde nell'edizione 2023 della Guida Michelin.
Cosa c'è da Ahimè? Ci sono piatti come Cavolo cappuccio, uva fermentata, burro d’arachidi e vino. Taco di semola, coscia d’oca, maionese di ricci. O ancora Radicchio, fragola, vino rosso. C'è un pane servito con burro e lardo che fa piangere e ridere di gioia in egual misura. C'è una carta vini divisa per prezzi (che piccolo, grande gesto di civiltà) nettamente orientata al naturale. C'è un menu che cambia ogni giorno, una squadra dai sorrisi smaglianti, un'atmosfera così poco italiana che ti spinge a guardare la geolocalizzazione sul telefono. Sapete cosa non c'è? La noia.
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classe 1990, bolognese di nascita e di attitudine, ha scritto per numerose testate italiane tra cui Munchies, Gambero Rosso, Fine Dining Lovers e si occupa di comunicazione enogastronomica