Si fa di anno in anno più adulta questa franchise del marchio Don Alfonso 1890 della famiglia Iaccarino. E con il trascorrere del tempo la proposta culinaria si trasforma da piccola riproduzione di una delle grandi cucine classiche italiane – con il rischio connesso di un drammatico effetto Las Vegas – ad una elegante e consapevole cucina di territorio.
Il merito va a Donato De Leonardis, rientrato a casa all’apertura di questa bella tavola per prenderne le redini, ed alla temeraria proprietà di questo esperimento di grande ospitalità, piantato in mezzo al nulla del nord della Basilicata, che con lucidità ha lasciato progressivamente sempre più mano libera al giovane chef lavellese, fino a dismettere gli abiti di disneyland culinaria e trasformare la “sala buona” della casa in una metà indispensabile per i gourmet di passaggio, all’incrocio di questo meridione meno conosciuto.
La cucina di De Leonardis rivela la sua formazione, classica diremmo, fra i fuochi dell’Alma, di Cracco, Berton e alla Maison Iaccarino. Pulizia, precisione, profondità di gusto in preparazioni che esibiscono una confortante padronanza di tecniche e tecnologie d’obbligo nella cucina contemporanea, ed allo stesso tempo una scarsa propensione al gesto in quanto tale. Mano leggera sulla materia prima, cotture assai precise, 3-4 elementi al piatto, consistenze che si inseguono e ritmano il piatto, stagionalità, insomma fate pure la vostra lista di cose che ritenete necessarie, qui ne spunterete un gran numero e non vi pentirete della sosta.
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si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce italiano e meridionale, nel secolo breve. Ma è pura fortuna, non merito. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché è fortunatissimo