L’inaugurazione era avvenuta in piena zona rossa ma, arrivato il via libera dal ministero, era scoppiata un’altra febbre: tutti ordinatamente in fila per arrivare a tenere in mano calici e piattini della “Concorrenza”. Che, attenzione, non è un ristorante, ma un’Osteria nel suo significato primordiale, cioè un luogo di sosta e ristoro, una bottega concepita per rimettere in sesto il viandante con l’accoglienza calorosa, il vino buono e un corredo di assaggi, piccoli ma pensati bene.
Un parto che dobbiamo a 3 soci, l’imprenditore Josef Khattabi (lo stesso di Kanpai, Frangente e Milanosake), l’oste Enricomaria Porta e il cuoco (in questo caso selezionatore di materie prime e affettatore di panini) Diego Rossi, che ha bissato così il successo di Trippa con un progetto che aveva in mente da tempo, ma realizzato da poco «perché ci volevano le persone giuste».
Gli espositori accanto al bancone trattengono a stento un’esplosione di cose buone: panini imbottiti (del Forno Del Mastro) con Stracciatella e ‘nduja, Cavallo affumicato, cetrioli e senape, Formaggella e carciofini, Spoalla Cotta e Luccio. Oppure cartocci di Fave e pecorino, Brusaule (chiedete un po’ cos’è, ma soprattutto assaggiatela) e vaschette con würstel “da passeggio” (sì, esistono anche quelli artigianali, e sono buonissimi). E i vini portentosi e misconosciuti usciti dalla fondina senza fondo di Enricomaria. Li firmano vigneron che hanno a cuore il palato degli eno-bio-strippati ma anche i destini del pianeta.
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Tavoli all'aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose