Il nome è un tributo ai "bei" tempi andati in cui, durante il proibizionismo, le autorità chiudevano i locali colti in flagranza di reato di vendere alcolici. Di questa dimensione proibita e pertanto eccitante i fratelli Palucci mantengono l'edonismo di fondo, che proiettano in una cucina audace e divertita, fatti di pochi, umili ingredienti, nobilitati dalla tecnica e dal palato di Tiziano Palucci che, in questa cucina, arriva direttamente da Marzapane.
Il fratello Mirko, in sala, presiede a una carta dei vini molto gremita e senz'altro molto schierata dalla parte dei vini naturali, che del resto grazie alla loro rusticità ben si sposano alle preparazioni di Tiziano, tutte spigoli e spesso molto caricate nei gusti. Ne costituisce un esempio perfetto il Ceviche di persico, mandorle e chorizo, dove la consistenza del pesce attutisce e accoglie la piccantezza quasi rancida del salume, e le mandorle arrivano a profumarne la percezione. Similmente fa la Lingua, beurre blanc e uova di pesce, che potremmo eleggere a manifesto della cucina di Palucci non solo per la ricorrente cabbala della triade, ma anche per la sua urgenza di far dialogare materie lontanissime tra loro, sposate perfettamente, oltre che misteriosamente, nel piatto.
Armonia, dunque, non solo nei contrasti ma anche tra ingredienti apparentemente inconciliabili, è la parola chiave di questo ristorante contemporaneo nel quartiere di San Giovanni, a Roma.
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Tavoli all’aperto
folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet