Nella (ormai non così new, perché consolidata) wave delle bakery di impronta scandinava, di certo quella di Loste è una delle manifestazioni che maggiormente hanno contribuito a definirne l’immaginario nella città di Milano: cooling racks che abbandonano i laboratori per essere esposti in bella vista accanto al banco, il cardamomo che finalmente riceve pari dignità e diritti della cannella, lievitazioni impeccabili e una gentile quanto metodica sensibilizzazione sul tema degli specialty coffee. Un innesto riuscito, quello di Lorenzo Cioli e Stefano Ferraro, che conta già due giri intorno al sole – e che giri, considerando l’apertura tutta in salita in un periodo storico decisamente memorabile.
Ma in fin dei conti, non tutti i mali vengono per nuocere: il distanziamento sociale non c’è più ma la fila all’ingresso è rimasta eccome, per cui l’attesa per gli sfogliati, soprattutto nelle lente mattine dei weekend, è da considerarsi praticamente un’abitudine. Nonostante gli orari di apertura e la proposta lascino ampio spazio anche al pranzo, con una bella idea sui vegetali comunque farcita da sostanziosi carboidrati, la colazione resta senza dubbio il momento di massima espressione di Loste.
I cinnamon bun ben valgono il rischio di restare con le dita incollate tra loro per tutto il giorno, grazie al magico potere della melassa, così come la danese sfogliata e farcita di mascarpone con mirtilli, fichi o quel che la stagione regala merita un passaggio a ogni equinozio o solstizio.
+390245375475
Tavoli all’aperto
+390291672012
convinta che si possano cavare storie anche dalle rape, lavora su strategie di comunicazione e sulla redazione di contenuti per Slow Food Editore, riviste e aziende del mondo gastronomico