Ricci di mare e astici, caviale e wagyu, carabinero e ostriche, trasformati con tecniche orientate al puro piacere: difficile che il palato possa godere più di quanto non accada al desco basco di Paulo Airaudo, un cuoco argentino che utilizza un modello giapponese (omakase) per cucinare (anche) italiano a San Sebastian, nei Paesi Baschi. E non solo lì, visto che il mondo delle stelle Michelin gli arride a Barcellona, Hong Kong (e presto gli arriderà anche a Firenze).
Ad Airaudo non interessa il km più o meno zero, l’attenzione all’intorno, la green wave, le materie prime povere o i sapori challenging: lui vuole solo far mangiare da dio il cliente e questo basta nel teatro di Amelia, un mega-bancone (con qualche tavolo seminato alle spalle) in cui un cameriere arriva subito con un vassoio di 6 champagne diversi, in attesa che tu scelga con quale etichetta dar via al pasto.
A un passo da una delle spiagge più belle del mondo, Amelia esprime la libertà di essere senza radici, uno stratagemma che lascia alla porta la retorica del nostro tempo, a favore della somministrazione inappuntabile di sapori pieni ed evidenti.
laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt
+34943441371
Ristorante con camere
Tavoli all’aperto
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