Varcare l'ingresso di questo ristorante significa entrare in casa di Matteo Grandi (non solo perchè l'insegna che contraddistingue il locale porta il nome dello chef), ma soprattutto per la calorosa accoglienza del team guidato da Elena Lanza.
L'eleganza degli arredi, nella loro raffinata sobrietà, mette a proprio agio il cliente. Spetta poi alla brigata di cucina stupire con i virtuosismi del gusto che si evolvono per tracciare un percorso in continua crescita creativa e inventiva, ma sempre contrassegnato dal profondo rispetto delle materie prime.
La ricerca è continua, legata all'istintività dello chef che riesce a trovare la quadra tra cucine differenti, frutto delle sue esperienze del passato. Difficile soffermarsi su alcuni piatti della proposta anche se alcuni classici non mancano mai, come la fettuccina oca e porcino, o la splendida interpretazione del piccione. I dolci sono curati da Elena Lanza, che dopo i corsi seguiti all'Ecole Ducasse ha voluto frequentare la maison di madame Yu Hui Tseng dove ha appreso i segreti della cerimonia del tè. Ma è con altrettanta sicurezza che si aggira tra i tavoli, pronta a dispensare consigli circa gli abbinamenti. Sono varie le proposte per la degustazione dai due piatti fino alla libera performance dello chef.
Ben fornita la carta dei vini. Al piano terra dell'edificio che si affaccia di fronte alla basilica palladiana c'è il bistrot destinato a chi ha meno tempo ma vuole comunque provare alcuni piatti di Matteo.
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per lungo tempo redattore del Messaggero Veneto, divide la sua passione tra gastronomia e aviazione, soprattutto le Frecce tricolori