Un campanello da suonare. Un salotto nel quale si attende l'orario del servizio gustando un aperitivo. Poi l'invito a issarsi su un bancone con dieci posti, per un omakase all'italiana in cui tutti i commensali mangiano le stesse cose qui e ora. È il format di questo locale in centro a Torino che ci ha messo un po' a rendersi davvero "indimenticabile" ma ora sembra aver convinto quelle brutte bestie dei torinesi, difficili da convincere quando si rimaneggia così drasticamente la cerimonia di un pasto. Che poi le sorprese non sono nemmeno finite: dietro il bancone c'è una brigata che gioca all'olandese, senza ruoli fissi, di volta in volta uno rifinisce e l'altro va in gol in una coreografia perfino frastornante.
La cucina di Cristian Mandura, srotolata in un menu da passista, è molto incentrata sul vegetale, che rende la proteina animale gregaria in piatti molto audaci, ma gli amanti della carnazza possono più facilmente godere spostandosi sul soppalco, un mini-ristorante nel ristorante, da quattro posti. Si prende un animale e lo si sviscera in tutte le sue potenzialità: il menu Paradigma si occupa del maiale e costa 200 euro.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
+390112644254
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