Beppe Rambaldi è un cuoco che dimostra sempre più, quanto rilievo e sostanza abbia il suo progetto di cucina. Quando tre anni fa ha lasciato le cucine stellate di uno dei più rivoluzionari ristoranti degli ultimi anni, il Combal zero di Rivoli alla guida di quella leggenda vivente che è Scabin, qualcuno non intravedeva bene la scelta ne tanto meno il percorso, che Beppe aveva scelto tra le colline della Val di Susa. Tre anni sono passati tra capelletti in brodo e acciughe al verde, formalizzando una cucina di grandissima qualità in chiave certamente più di bistrot che di ristorante gourmet, che tanto abbiamo avuto modo di apprezzare e che ha fatto apprezzare il suo talento e la sua cucina per quello che era, nella bontà dei piatti, dall’antipasto al dolce.
Ma che di talento ce ne fosse e che nel dna di Beppe fossero rimaste impresse le spinte anarchiche e sperimentative dei tempi del Combal, era chiaro e piatto dopo piatto ha cominciato a dimostrare tutta la sua voglia di cambiare e il nuovo menù degustazione lo dimostra: dalla Margherita con acciughe, che sembra una pizza ma non lo è, al Kebab che sembra carne ma è vegetariano, ai Takoyaki travestiti da gnocchi serviti alla milanese. Per i clienti più tradizionali e per la loro tranquillità resta comunque la carta dei classici, sempre sul lato sinistro del menù, con le Acciughe al verde, i Cappelletti al ragù e in brodo, i Cappellacci e la Salama da sugo.
Da Beppe si sta sempre bene, ma da qualche tempo lo chef è più libero di inventare e ci si diverte ancora di più.
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Tavoli all’aperto
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pensa che il giorno sia felice solo quando scopre un nuovo ristorante dove si mangia bene. Gastronomo per passione, abitante della combattiva Valle Susa, nel tempo che resta si occupa di politiche di welfare e di innovazione sociale