Non è stato facile all’inizio, ormai nel 2014, ma Estro è la prova provata che la passione, la qualità, la capacità di differenziarsi (mica uno scherzo in una città con centinaia e centinaia di insegne, adesso anche parecchie di buone) alla fine pagano. Ci si passa parola, si racconta di una cucina fresca, anche semplice, se vogliamo, eppure contemporanea, scelta accurata di materie prime e fornitori, una orgogliosa, impagabile venezianità, quella vera.
Ci si entusiasma per una carta dei vini (moltissimi dei quali in bella mostra alle pareti) che anno dopo anno si allunga e si allarga ed è fra le più sfiziose in città, potente nel settore dei cosiddetti “naturali”, il grande amore di Dario (dare un’occhiata al geniale podcast “Guarda mamma, senza solfiti”, uno spasso, ma fra una battuta e l’altra, anche una bella scuola per chi volesse capirne di più. O per chi era convinto di saperne, e invece…).
Cucina di mercato, di orto, di insaccati fatti in casa, di verdure e frutta caricate in barca e scaricate a dieci metri dal locale, di preparazioni piene di gusto e sostanza, a partire dall'Antipasto di pesce tradizionale veneziano: baccalà mantecato con chips di polenta, alici marinate con crema di mandorle e finocchio, scampi in saor... Oppure i Canederli con mazzancolle e tarassaco in zuppetta di pesce adriatico. Ambiente piccolo, bello, moderno e, insomma, si sta bene. Impossibile, prima del congedo, non citare i tramezzini: questi sono tra i migliori e la piccola esposizione che cattura lo sguardo appena entrata è una tentazione irresistibile.
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articolo a cura degli autori Identità Golose