La filosofia del "Cook the Mountain" non poteva trovare palcoscenico più adatto: una "scatola" di vetro a due passi da una stazione sciistica sopra i 2mila metri d'altezza, a dir poco panoramica, iniziativa dello chef altoatesino Norbert Niederkofler e del socio Paolo Ferretti di Mo-Food. L'effetto è una pausa dal rumore di fondo della quotidianità, un'ascensione nella natura che concentra l'attenzione e amplifica l'esperienza di una cucina che mescola modernità e tradizioni alpine, ingredienti ricercati e tecniche di fermentazione, stagionalità, sostenibilità e tutte le piccole cure per l'ambiente e la comunità, dalla riduzione degli scarti alle fonti energetiche rinnovabili.
A dare concretezza alle idee di Niederkofler una brigata di giovani guidati dallo chef sardo Fabio Curreli; esperienze da Beck, in Australia, a Montecarlo, master da Alajmo, etc, prima di scalare le vette di Plan de Corones.
La cucina segue la filosofia del St. Hubertus con approccio più "facile" e abbordabile nel prezzo: niente prodotti di serra, olio extravergine e agrumi, ma carni di animali acquistati per intero, fermentazioni, ketchup di prugna, ricerca di prodotti della biodiversità, erbe selvatiche, funghi, foglie aromatiche e un unico soggetto e mezzo di trasporto per fare il giro dei fornitori. Piatti, ricette e menu come fossero "scritti" dalla natura e rifiniti sul bancone della cucina a vista di questo ristorante super luminoso ed estremo, abbellito da dettagli d'arte contemporanea ispirati ai valori della montagna.
+390474431072
Tavoli all’aperto
giornalista, fotografo, comunicatore. collabora con le principali testate di viaggi, enogastronomia, turismo (anche sportivo) e di ristorazione