Tornare al Balìce di Giacomo Caravello, a Milazzo, perché quella è una zona ormai ad alto tasso d'interesse gourmet. Tornarci per tastare con mano la crescita di uno chef di talento, intelligente, lanciatosi nella prima sua avventura personale con tutti i crismi per centrare l'obiettivo, perché la sua qualità è indiscutibile. Tornarci però anche per vedere lo stato dell'arte di questa giovane impresa ristorativa: aperta nel luglio 2019, quindi una breve estate d'avviamento e poi subito, quando si trattava di consolidarsi, di mettere radici, ecco l'arrivo della pandemia.
Tanti grattacapi, quindi, ma ora anche la coscienza di essere riusciti a uscire dal tunnel, a scavallare.
L'esito di tutto questo è confortante. Al Balìce si sta bene, la cucina funziona. I sapori sono lunghi. Spicca, in questo percorso di degustazione, l'uso strumentale dell'acidità come fil rouge che innerva il pasto, «stimola la salivazione, porta a mangiare... Ma in realtà non c'è una ragione precisa che mi ha portato a questa scelta, è stato un approdo naturale», ci racconta lo chef. Di certo conferisce identità a uno stile in fieri, come fosse tappa necessaria di una lenta sedimentazione di conoscenza ed expertise che porterà presto al Caravello definito - ma non di per sé definitivo, in fondo non si finisce mai di evolvere - del prossimo futuro.
Perché è proprio il futuro la stella polare attraverso la quale orientarsi: questi anni sono stati un percorso a ostacoli, ora il Caravello può dispiegare finalmente le vele, e scusateci il gioco di parole.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it