Sono già 4 anni che il ristorante panoramico al sesto piano dell’Hotel Hassler – una vista vertiginosa sulla città e Trinità dei Monti – ha in cucina Andrea Antonini. Quattro stagioni e 8 menu attraverso i quali il vulcanico ragazzo ha acquisito sempre più sicurezza, dei suoi mezzi e della vetrina importante concessa dall’indimenticato Roberto Wirth. Lui ripaga con competenze persino strutturali: il ristorante ora ha meno coperti (ma incassa di più) e nuovi lavori tra front e back s’affacciano all’orizzonte.
Ma quel che conta, alla fine, è quel che trovi nei piatti e il modo in cui questi arrivano al tavolo: il servizio è traghettato da Marco Amato, uno dei grandi della sala italiana, senza esagerare, e i vini sono scelti da Alessio Bricoli, il sommelier che, nel menu degustazione, pareggia ogni piatto con due abbinamenti in contemporanea – un modello che potrebbe fare scuola.
Poi ci si concentra però a parare le micro-esplosioni della cucina, detonate da un ragazzo in cui convivono schemi tecno-emozionali spagnoli (sempre meno frequenti) e riscritture intelligenti di cucina popolare romana (sempre più frequenti). Alici e puntarelle è un piccolo capolavoro di cesello e gusto, Carciofo e animelle s’interroga sulle sue imperfezioni per scavalcarle, Cinghiale, cioccolato, cavolfiore e arancia ha il solo torto di arrivare al termine di una scarica di bontà. Che già avevano composto il nostro giudizio: il ragazzo è destinato ad altezze superiori.
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Ristorante con camere
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt