Se l’Atlante della cucina d’autore siciliana non si interrompe ad est – sul meridiano che passa per Terrasini e Il Bavaglino di Giuseppe Costa – lo si deve sicuramente anche al lavoro svolto a Trapani dai fratelli Bandi dell’Osteria il Moro. Per tanti (troppi anni) la cucina trapanese si è rifugiata in un bisogno di semplicità e classicismo, confortata dall’incommensurabile patrimonio marino offerto dal porto della città e dalla Tonnara di Favignana, e dall’eccellenza di materie prime elementari: sale, aglio, pomodoro.
La cucina de Il Moro non si discosta nè dal territorio, nè dal suo passato: è una cucina melanconica che ricerca sapori antichi per reincarnarli nella contemporaneità. È ancora la cucina dell’aglio di Nubia, del pomodoro di Pachino e della mandorla. Ma è anche la cucina dello Sgombro lardiato, agrodolce e dalla Glassa di crema di aglio leggermente acidula; dell’Insalata di mare tiepida, affumicata e servita su una crema di patate allo zenzero; del Cappuccino di parmigiana con spuma di ricotta.
La cucina è prerogativa di Nicola, che da chef autodidatta adotta il pregio della curiosità a tecniche, preparazioni e ingredienti. La sala, il regno di Enzo, il geometra mancato, che affronta ogni servizio con il dovere, quasi morale, di creare un rapporto con il cliente che va al di là del mero compiacere.
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Tavoli all'aperto
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sangue siciliano, adora i gamberi rossi crudi e l’odore del soffritto di cipolla. Si occupa di marketing, intelligenza artificiale e hungryitalianintown.com