Agostino Iacobucci, nativo di Castellammare, formazione di scuola partenopea, è da anni radicato a Bologna, «ormai la mia seconda casa. Qui la gente passa per essere tradizionalista in cucina; può essere, sulle prime. Ma se ti conosce diventa curiosa di scoprire cose nuove».
Lui gliele impiatta. Si dice spesso che lo stile di Iacobucci fonda insieme Emilia e Campania, quindi ricordi d'infanzia e territorio circostante. È vero, ma non in modo così didascalico. C'è piuttosto un incontro fertile che subisce anche l'influenza transalpina - figlia delle esperienze accumulate Oltralpe - e che dà come esiti una cucina in sostanza personale, con un'identità definita dal suo essere contaminata, tecnica, sempre ben equilibrata tra i vari elementi, focalizzata certo sul gusto ma capace di tocchi creativi ponderati.
Poi c'è l'orto, lo chef ne è entusiasta. Novità del 2020, si trova all'interno del grande parco di Villa Zarri, la magnifica dimora a pochi km da Bologna nella cui ala nobile Iacobucci si è insediato.
Tra gli assaggi che abbiamo più apprezzato: un piatto quasi-vegetale, Sedano rapa, mandorle, uova di trota e olio al rosmarino, delizioso ed elegante; poi le paste ripiene fresche, su tutte i Tortelli con caprino, brodo di topinambur, erba cipollina e liquirizia, raffinatissimi quanto invece Napoli incontra l’Emilia (tortello con ragu napoletano, schiuma di Parmigiano, coulis di prezzemolo e basilico) è una bomba di gusto; infine le carni, dalla cottura millimetrica, una citazione a Quaglia, quinoa risottata al parmigiano reggiano, prugne Sangue di Drago, ibisco e daikon.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it