Un ristorante classico, fatto di mattoni a vista, stanze spaziose e tovaglie bianche. In realtà, dietro a un'apparente sala da ristorante della tradizione si cela una realtà giovane e più che brillante. A partire dal nome, che ricorda propriamente il ritorno progressivo a una certa manualità e al lavoro artigiano delle cucine, per arrivare alla rappresentazione finale, il pasto vero e proprio.
Stefano Sforza (classe 1986) è alla guida di questa giovane insegna ancora molto nuova per tanti appassionati (l'apertura risale al 2019, con tutti gli stop dovuti alla pandemia) e carica di interesse. La sua cucina è un'Opera di lavoro sulla territorialità - messa al primo posto - su contrasti netti e sapori decisi. Si lavora sulla singola materia prima, la sua stagionalità brevissima o più lunga, spaziando tra tecniche e ispirazioni orientali per arrivare a classici della cucina mediterranea. In questo stile apparentemente molto innovativo, apprezziamo il rimando continuo al Piemonte, tanto nella ricetta classica quanto alla scelta dell’ingrediente, come dimostrano la Guancia di maialino prugne e peperone o il Tagliolino alle nocciole, tartufo nero e cavolfiore che diventa comfort food a tutti gli effetti.
Molto interessante - e ben gestito - il degustazione vegetariano, mono-ingrediente e quindi interamente declinato intorno a una singola materia prima, dall'antipasto al dolce. Con piacere troviamo una sala preparata e puntuale, magistralmente diretta da Gualtiero Perlo e Carlo Salino, per noi sommelier dell'anno. Opera ha anche vinto il TheFork Restaurant Awards 2021.
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piemontese di ferro, classe 1986, laurea in Economia per i beni culturali, dopo anni di militanza nei locali milanesi, è co-titolare insieme a Edoardo Nono del Rita & Cocktails - storico American bar di MIlano e del Rita’s Tiki Room, spin-off caraibico polinesiano aperto nel 2019. Viaggia per passione, lavora per passione, mangia con passione