Quando, da Parigi, ultima tappa del suo peregrinare globale da sassofonista, è finalmente tornato nella sua Venezia, Giovanni Pietro Francesco Maria Cremonini, detto “ Gp”, grandi occhiali rossi e un lungo, intenso passato da musicista girovago. ha scelto di assecondare la sua seconda passione, quella per il cibo, dopo aver scartato l’idea di piantare comode tende in un’orchestra in piazza San Marco (“Oddio, suonare tutti i giorni le stesse cose... ho già dato sulle navi da crociera”), e ha aperto il Riviera, 7 anni fa, con 1.500 euro in tasca. Dell'eroica squadra di partenza sono rimasti Samuele Silvestri, il cuoco, e Chiara (all’epoca poco più che una bambina), in sala, entrambi veneziani.
Samuele, classe 1982, ha lo stesso amore per la città, lo stesso orgoglio di starci dentro e difenderla del patron. E il cibo, qui, ha i tratti della contemporaneità, della qualità, del divertimento, della scoperta, spesso non serve neppure usare le posate, anzi, con le posate è poù complicato…Cucina lagunare e, dunque, di pesci poveri e zero scarto, eppure complessa, pensata: il Fior di granseola (un wafer, con carciofi ed erbe aromatiche), la Fiammella di Santa Capa (Capasanta, cialde di montasio, frutta), il Tirame sù (“coi dei”, cioè con le dita).
Usando le posate punteremmo su Risi, bisi e ostrica oppure su “no! non è ‘na carbonara!” (spaghettoni, uovo, alici affumicate, scalogno croccante). Mettiamoci che il dehor è pieds dans l’eau, sul Canale della Giudecca, all’inizio della fondamenta delle Zattere e di fronte al Molino Stucky: giorno o notte è sempre un colpo al cuore.
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Tavoli all'aperto
veneziano, giornalista, una vita dedicata allo sport da inviato (e adesso da appassionato e tifoso), cura da dieci anni "Gusto", la pagina di enogastronomia del Gazzettino di Venezia