Massimo Carleo

È una tavola del piacere quella di Massimo Carleo che trovate all’ingresso della città, entrando dalla vecchia statale che collega il capoluogo lucano con le terre dell’Aglianico del Vulture a nord della regione. Una tavola del piacere estetico e gastronomico. Una mano attenta ai dettagli nella composizione del piatto, una lettura attenta del territorio e delle sue tipicità che da sostanza a piatti capaci di soddisfare la golosità del più attento dei gourmand di passaggio. La cucina di Carleo è quella che sarebbe corretto definire metropolitana, se non fosse localizzata in quella antitesi fattuale della metropoli che è la città di Potenza. Non soggetta a limiti territoriali o di tradizione, spazia fra mare e terra, a volte anche assai distanti dalla tavola a cui siete seduti, contamina con spezie e condimenti che la rendono contemporanea e cosmopolita appunto, senza soffrire ansia da avanguardismo gastronomico. Massimo Carleo vi propone una cucina solida, che negli anni si è accomodata con grazia in suo classicismo e pur tuttavia non manierista, ma decisamente personale ed espressione delle passioni personali dello chef, di un’idea via via sempre più chiara e riconoscibile di cucina. Lo si apprezza nella carta dedicata ai risotti, un cavallo di battaglia ormai storico dello chef potentino, lo si legge nel contrappunto di spume estratti e salse di cui alla lettura sul menù sembra di poter fare a meno, ma che muovono il ritmo dei suoi piatti. Un posto a cui fermarsi fiduciosi, sans souci. 

Giulio Francesco Bagnale

si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce italiano e meridionale, nel secolo breve. Ma è pura fortuna, non merito. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché è fortunatissimo