Procede felice la marcia di Davide Aru, Guido Dossena, Andrea Tirelli e Federico Sordo, 4 affiatati 30-something all’inizio del Naviglio Pavese. Nel 2019 hanno rivoltato come un guanto un’ampia location su due piani con ristorante, zona bar e un ampio cortile interno, con tavoli ben distanziati che in stagione calda fanno anche la gioia delle famiglie con bambini che a Milano non sanno mai dove sbattere la testa.
Distreat è un luogo civile, rigoroso nel back ma scanzonato nel front perché i clienti devono, prima di ogni cosa, stare bene e mangiare bene, possibilmente senza ascoltare prediche sui destini del mondo. Se è per questo i ragazzi eseguono una ricerca certosina sui produttori più scrupolosi e talebani e tengono certamente nel mirino i principi della sostenibilità. Ma quel che preme loro di più è concepire piatti di pochi ingredienti, pensati bene, che matchino bene tra loro e che, possibilmente, invitino il cliente a tornare.
Il Baccalà mantecato spalmato su un’abbondante fetta di polenta fritta fa gioire 3 generazioni. Tartare di fassona piemontese, maionese alla soia e crescione d'acqua e il Risotto alla milanese sono altri due piatti che in menu stanno sotto la voce “irriducibili”. E in effetti torneremmo a mangiarli un giorno sì e un giorno no.
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Tavoli all'aperto
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Co-autore di "Cucina Milanese Contemporanea" (Guido Tommasi editore, 2020)
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