Il felice rapporto tra due Chef, Gabriele Boffa ed Enrico Bartolini, è alla base della cucina di questa ex-limonaia di un monastero tra i vigneti del Monferrato. Altro elemento paesaggistico vessillo di quanto si trova poi nel piatto è senz'altro il giardino all'italiana, con la sua estetica miniata. Quello del giovane residente che è, nei fatti, un tocco felice e aggraziato, che sa assestare affondi originali, dissimulandoli in un quadro, quello del piatto, di solo apparente comfort e innocenza.
Accade nello Storione alla mugnaia col suo caviale, le biete e le rape d'autunno, dove gli ingredienti altro non sono che un affresco crepuscolare con tanto di ricordo della sogliola dell'infanzia, e ancora con l'Agnello, il rafano e il cavolo, i cui sapori affondano davvero in una memoria gustativa antica e commovente al contempo. La precisione certosina nelle cotture è per Boffa la spia della devozione assoluta nei confronti della materia, che nel piatto acquisisce una valenza quasi sintattica, una gerarchia strutturalista per cui a ciascuna cosa viene assegnato il proprio posto, non solo come cantavano i Radiohead all'interno di Kid A, ma anche come vuole un'antica saggezza popolare.
Una cucina quindi borghese, di misura e di controllo, disegnata su coordinate esatte, che trova sui solidi, sani principi della stagionalità e della territorialità la sua ragion d'essere, e che non caracolla nemmeno di fronte alle sperimentazioni che, qui, hanno il sapore di una succosa Faraona con salsa albufera e mela cotogna e del Merluzzo col tartufo nero.
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folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet