Quanta strada stanno facendo le pizze di Cocciuto, un nome che esprime bene l’indole dei suoi fondatori, Michela Reginato e Paolo Piacentini, capaci di aprire 5 insegne in meno di un quinquennio. In principio era la sede madre di via Bergognone (zona Savona/Tortona), poi sono arrivate Passeroni (Porta Romana/Lodi), Melzo (Buenos Aires), sta per aprire via Turati e ha inaugurato da poco Procaccini, appena dietro a Sarpi/Chinatown, l’insegna di cui ci occupiamo qui.
Entri e gli arredi ti rimandano come sempre a un’idea diversa dal coté popolare di pizzeria che abbiamo: luci basse, una scritta rosso/dark col nome dell’insegna sopra al bancone a vista e arredi curati nel dettaglio, tipo bistrot newyorkese. In passato è capitato che il servizio avesse modi spicci (nell’accoglienza) o lenti (nella somministrazione) ma questo è un riflesso del momento che viviamo. Pensieri che fuggono quando arrivano sotto i baffi queste favolose pizze da forno elettrico, perfettamente tonde, con bordo gonfio, soffice e alto e scioglievole sottigliezza al centro.
Alessandro Laganà e Mattia Fabris – 33 e 27 anni, esperienze in ristoranti importanti – sanno bene che la pizza digeribile nulla sarebbe senza condimenti all’altezza. E così arrivano classiche con piccoli e intelligenti twist (Bufala Cocciuta con pomodoro lampadino infornato) e pizze speciali che ancor sospiriamo al ricordo (la Teo, con bufala affumicata di Agerola, guanciale di cinta senese, chips di patate viola e fonduta di parmigiano). Per i non-pizza-maniac, c'è a disposizione qualche semplice proposta di cucina.
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Tavoli all’aperto
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt