Nell'ultima Piacenza, non già più città ma prima campagna, in uno scenario che sarebbe tanto piaciuto al Bertolucci di Novecento, va in scena il teatro quotidiano dei tre fratelli, figli d'arte, Giacomo, Camillo e Giuseppe Pavesi.
Vernacolare già nel nome, con quel vezzo di allitterare la r, questa osteria attinge dal dialetto un certo gusto antico e liminare: lo stesso che si ritrova nel paniere della linea di cucina, gremito di materie reperite da piccoli produttori locali e amici. Una selezione affettiva, insomma, che già traspare dagli arredi alle pareti, cimeli e manifesti pubblicitari, moderni e contemporanei, più una bottega dove acquistare la giardiniera più croccante mai assaggiata.
Parlando di territorio, dunque, come non optare per la Spalla cotta servita calda con salsa Cesarina e cavolo cappuccio in agrodolce o per le Cervella fritte con spinaci al vapore o l'Insalata di faraona; ma dal momento che Piacenza era anche sulla via del sale, non stupisce trovare in carta piatti liguri come il Cappon magro oppure il Tagliolino fresco con storione bianco, bottarga di caviale Calvisius e fumetto di storione al burro. Irrinunciabile poi la Bomba di riso col piccione e i porcini secchi, un piatto della memoria che tanto bene parla della hybris - qui in senso positivo - di Giacomo: incarnazione giovane dell'oste di una volta, orgoglioso narratore di storie e aneddoti di filiera e di territorio.
+390523524077
Tavoli all’aperto
+39037257487
folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet