Un ristorante di campagna che valorizza sempre di più gli ingredienti e il carattere dell'agropontino. Siamo nelle terre bonificate durante il ventennio dai coloni veneti, friulani e romagnoli, arrivati con un bagaglio di conoscenze anche gastronomiche innestate sulla storia locale.
Partendo da queste semplici considerazioni lo chef Max Cotili, a capo del Satricvm con la moglie trentina - e sommelier, responsabile di sala e di cantina - Sonia Tomaselli, da qualche tempo ha rivisitato la sua cucina focalizzandola al massimo sull'identità del territorio, con piatti e 3 menu degustazione di 5 e 8 portate che attingono alle radici e ai caratteri ambientali: la Terra, l'Acqua, la Palude. Un'identità fedele agli ingredienti e ai saperi, ma rielaborata con mano certa ed esperienza tecnica acquisita nel mondo, tra stelle e insegne luninose: a Londra, a Monaco di Baviera, a Mumbai.
Tra i piatti emblematici della nuova fase agropontina troviamo un "ingannevole" carpaccio, che sembra carne ma in realtà è anguria disidratata e servita con rucola, caprino, artemisia e cardoncello essiccato. E questa è la Palude. Se poi esploriamo la Terra ecco la quaglia arrosto con limone bruciato e "spaghetti" di portulaca, un'erba infestante sbianchita in acqua e aceto; il limone invece arrostito e frullato con acqua. Tecniche anche semplici per una cucina complessa che non disdegna qualche gioco d'effetto, come nei tortelli alla brace (brace vera, in ciotola), polpo arrosto, salame e peperone; piatto del menu Acqua. I vini, anche al calice, proposti dalla moglie Sonia sono un'altra garanzia.
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Tavoli all'aperto
Delivery / Take away disponibile
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articolo a cura degli autori Identità Golose