Ha girato tra le cucine di mezza Europa. Ha studiato e ora insegna all'Alma. Continua a studiare con maniacalità ingredienti, cotture, accostamenti, ricette storiche e tecniche d'avanguardia. È così che Stefano Deidda ha voluto raccogliere l'eredità di 3 generazioni di ristoratori che già col fondatore dell'attività (il nonno di Stefano) si distinsero per lungimiranza e visione.
Da qualche anno i locali sono divisi in due, ma la cucina (intesa come luogo fisico) è la stessa. Se da una parte escono i piatti del Fork (proposte quotidiane, eseguite alla perfezione, semplici e gustose), dall'altra escono unicamente i pensieri del giovane chef cagliaritano. Escono attraverso due menu che variano tra loro esclusivamente per numero di prodotti (7 e 11). Sì, perché le pietanze sono descritte unicamente per prodotto, il principale, seguito, come se fosse un pay-off dagli altri ingredienti che lo accompagnano. Tutto ha un'aria di incredibile essenzialità, così come sono essenziali i piatti.
Essenziali e minimali, ma mai privi di gusto, mai privi di carattere, mai sono banali esercizi di stile fine a se stessi. Sono invece piatti gustosi, saporiti, dove le materie prime si sentono, così come si sente il territorio. E si sente davvero tanto. Basta assaggiare il Casu axedu e succo croccante di rapa rossa o gli Gnocchi di patata, casizolu e ristretto di gallina. E ancora la Ventresca di tonno, composta di anguria e anguria marinata o i Ravioletti di cipolla e pecorino, infuso di cipolla. Tutto è un vero viaggio nella Sardegna del futuro, e tutto è basato sul suo passato.
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articolo a cura degli autori Identità Golose
Stefano DeiddaAl Contadino non far sapere…