C’è un uomo che ha abbandonato la cucina stellata per fare la carbonara più buona del mondo. “Noi viviamo di sapori, non di ricette” e quando Luciano Monosilio dice così, impressa nella mente c’è la sensazione nitida del guanciale che scrocchia sotto i denti e di quella cremosità dell’uovo che solo lui sa raggiungere. Ma al di là del suo piatto firma - da sempre in carta - ci sono altri classici come la cacio e pepe o l'amatriciana che meritano l'assaggio.
Il menu, al di fuori dei cavalli di battaglia, però è stagionale e cambia più o meno ogni tre mesi. La regina indiscussa è la pasta che viene prodotta nel pastificio all’interno del ristorante (che dopo il restyling in atto mentre scriviamo, verrà spostato al piano inferiore). Tutta la pasta secca viene fatta in casa, all’infuori dello spaghetto che è di Mancini. Dopo i lavori previsti, il ristorante guadagnerà posti all’entrata (dove c’era il pastificio) ma anche altri al bancone (pensati per una cena veloce) coperti che si aggiungeranno anche ai 40 all’esterno, nella splendida piazza del Teatro di Pompeo.
Oltre al rifacimento del locale e al menu, degna di nota è anche la carta dei vini: quasi 100 referenze -bollicine suddivise per metodo, bianchi e rossi classificati per macerazione- coerenti con il progetto cucina. Sono etichette che valorizzano produttori giovani e produttrici, non tanto per una questione di quote rose, ma per evidenziare un fenomeno importante che dev’essere registrato. Perché la cucina di Luciano è attenzione dentro e fuori dal piatto, una sensibilità capace di tingere ogni portata di energia nuova.
Tavoli all'aperto
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varesina, classe 1990, laurea in Linguaggi dei Media e Master in Giornalismo. È giornalista freelance, collabora con varie testate e scrive per la televisione. La sua passione? Raccontare il mondo del cibo, quello comfort, che smette di essere solo materia prima e diventa storia da raccontare ed emozione