Sebbene siamo sul punto di farlo, non crediamo sia corretto introdurre Rosio Sanchez parlando del suo passato come pastry chef alla corte di René Redzepi al Noma. Il motivo principale è che se c’è una cosa che differenzia Rosio da tutti gli altri allevi del maestro, è che mentre gli altri hanno portato i loro tatuaggi, il Noma e la sua filosofia di ‘edonismo sostenibile’ in giro per il mondo, Rosio ha portato il suo Messico, i suoi tacos e paletas nel cuore della Nordic cuisine.
Se vogliamo, Rosio è probabilmente la più coraggiosa degli allievi di Redzepi o forse soltanto la più passionale: ha ascoltato il cuore e i brontolii dello stomaco per farsi ambasciatrice della ‘cucina di conforto’ messicana in Europa, continente abituato spesso a maltrattare tacos e compagni. I tacos di Sanchez, ad oggi, sono probabilmente il meglio che è possibile trovare al di là dell’Atlantico.
Il segreto per capirlo sta nell’afferrarli delicatamente e annusarli prima di mangiarli. Il calore della carne lentamente comincerà a liberare l’odore intenso del mais di Oaxaca dalla tortilla; l'aroma allora andrà a pizzicare leggermente il naso per continuare in un crescendo che è possibile interrompere solo lasciando sfogare le fauci. A quel punto una forza, una potenza... Un’esplosione di sapori autentici, combinati all’occorrenza a richiami ‘organici’ danesi ed ad un tocco raffinato, inventivo e femminile che solo Rosio è in grado di dare.
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sangue siciliano, adora i gamberi rossi crudi e l’odore del soffritto di cipolla. Si occupa di marketing, intelligenza artificiale e hungryitalianintown.com