Scorrendo i fotogrammi della diapositiva sensoriale di una cena al Petit Royal, sul finale, si sovrappongono due emblematiche immagini: frammentazione e unità. Solo apparentemente contrapposte perché, se da un lato si susseguono una pluralità di forme, di segmenti cromatici e gustativi, di origini multietniche e multi-tecniche, dall’altro si avverte il controllo assertivo sulla materia, il rigore selettivo dell’ingrediente, per catturare con fiera ed elegante compostezza, il guizzo felino dell’immaginazione di un unico autore: Paolo Griffa. La creazione è un lampo, l’atto finale del pensiero, così sublime da sfuggire l’ovvietà di un piatto iconico. Meglio lasciare spazio alle visioni sempre fresche di Paolo e della sua brigata.
È una cucina che può addirittura confondere tanto sono audaci i contrasti, al punto che chiunque mangi a occhi chiusi il Cannellone put-together omaggio a Missoni, è accolto da un pensiero di pastorizia, di un cibo rustico e vivace, che supera l’attrazione visiva del taglio sartoriale. Dopotutto, l’ispirazione più fiorente, è quella che spunta da tenere foglie, tra i prati, persino dagli aghi di una conifera. Tutto quanto condisce la Skyline del Monte Bianco, insalata di erbe e fiori eduli dalle vallate circostanti: un profilo di alture di Fontina e, ai suoi piedi, il raccolto che muta settimanalmente.
Il corpo di sala è leggero e sinuoso, vivo e gioviale il racconto. Il contatto con il territorio si estende nelle etichette suggerite da Alessandro Mantovani, mentre, la regia di quest’opera accattivante è da attribuirsi a Vadim Vasilewsky.
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Ristorante con camere
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classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo è acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, oggi è narratrice di sapori per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.