“Le emozioni sono l’origine e la creazione di ogni sapore, che è essenza di ogni nostro gesto. Cucinare unisce tutto questo”. Queste parole campeggiano nella cucina di Silvia Moro, come un mantra, sopra ai fuochi. Potrebbero bastare per descrivere la sensibilità di una cuoca con un passato da economa, un presente da artista e un futuro sicuramente in ascesa. Perché, se si unisce l’essere umili alla determinazione e ad uno storico familiare sicuro non si può che avere strada. No?
Al Ristorante Aldo Moro, dell’omonimo hotel di Montagnana, si sono susseguiti dei cambiamenti negli ultimi mesi. È cambiato il logo (aiuterà il ristorante a camminare indipendentemente dall’hotel) e si è rinfrescata la sala, ora più leggera nelle forme, ma sempre con un profilo classico rassicurante. Silvia è una sorpresa: disegna la sintassi di cucina con garbo e intelligenza, ma tratteggia anche gli oggetti di servizio, come tronchi, caraffe in vetro soffiato, ceramiche. Senza dimenticarsi, tra un’intuizione e una creazione, il patrimonio di famiglia, i piatti della tradizione, i sapori impartiti dalla mamma. L’abbiamo capito con una sbirraglia in versione tortello, anticipata da un’emozionante Due Mondi, ovvero calamaro, gambero e battuta di manzo su crumble salato che incarna, invece, la sperimentazione. Il resto è stato tutto una conferma di bravura, tecnica ed equilibrio.
Vale anche per Aldo che conduce la sala con padronanza e senso dell’accoglienza, come il papà. L’esempio che i cordoni ombelicali sì possono recidere, ma meglio non di netto. Sarebbe una peccato.
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Ristorante con camere
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padovana, classe 1993, ama girare l’Italia gastronomica dalla testa ai piedi. Gli inseparabili compagni di viaggio? Penna, reflex e apri-bottiglie