Impasti buoni, leggeri e digeribili, da farine biologiche e macinate a pietra e un’attenzione millimetrica a ogni passaggio della produzione, fino alla temperatura del forno a quella del servizio. Materie prime nell’85% dei casi siglate da un certificato biologico. E il servizio, easy, condito di sorrisi e modi informali per non far pesare al cliente l’evidente qualità e lo sforzo impiegato per raggiungerla.
Insomma, «Fare pizze buonissime, servite con gentilezza, in posti bellissimi» è il claim tradotto ogni giorno nella pratica in 15 pizzerie in 7 città italiane (5 a Milano, 3 a Torino, 2 a Firenze e Bologna, una ciascuna Castelmaggiore, Verona e Roma) e due a Londra dai fratelli calabresi Matteo e Salvatore Aloe. Il primo segue la parte operativa - dalla formazione alla risoluzione di qualsiasi problema quotidiano -; il secondo si occupa di trovare i luoghi giusti in cui aprire. Sono le alchimie di uno di uno dei casi di successo seriale più importante del paese.
La prima sede di Bologna, aperta ormai dieci anni fa (settembre 2013), è anche la stessa degli uffici del loro quartier generale. È molto frequentata dagli universitari, ragion per cui si scommette anche su formule più easy, come il trittico Margherita acqua e caffè che viene via a sole 7 euro (ma solo per studenti). Approfittarne. Da segnarsi anche la Pomodoro, salsiccia di Mora di Zivieri e Parmigiano Reggiano.
Tavoli all’aperto
+39051585111
articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)