Un tempo non lontano Ragusa era provincia babba, in siciliano "stupida". Nel senso, certo positivo, di non contaminata dalla spirtizza mafiosa, ma anche nell'accezione negativa di tetragona alla modernità, ancorata a un passato irripetibile. Ibla, cuore storico della città, ne era il simbolo e adesso, nella sua magnifica ricostruzione, si presenta come rappresentazione plastica di intelligente e virtuosa rinascita. Da queste parti han compreso in tempo e bene che gli imponenti monumenti barocchi non sono vuoti contenitori, ma protagonisti di una società che abbia, kantianamente, l'uomo come fine.
Così, uno fra i tanti palazzi Arezzi (o Arezzo: stessa famiglia che si duplica cambiando la finale), in via dell'Orfanotrofio, ospita la cosa, al tempo, più tradizionale e più moderna che vi sia in Sicilia. Una struttura che, concettualmente, potrebbe essere tokyota o neworkese, ma la cui cifra stilistica è solo ragusana. Sono i Banchi, pensati da Ciccio Sultano e dal suo storico sous chef Peppe Cannistrà, che ora vi regna con classe.
Aperti dalla prima colazione alle 24. Putìa tradizionale con scacce, conserve, salumi, formaggi; vendita per corrispondenza di prodotti tipici; aperitivi magnifici; ottimo ristorante. Nel menu degustazione, tre cose, tra le tante, ho trovato indimenticabili: il polpo, croccante, con burrata e patate: accostamento acquolinoso; un minuscolo sorbetto ai funghi porcini che ci ha fatto respirare una boccata d'Autunno; infine, Maialino nero dei Nebrodi fondente con soffice di patate.
+390932655000
Tavoli all'aperto
produttore di vino, birra e olio a Noto (Siracusa), è cacciatore, pescatore e gli piace nuotare, leggere, viaggiare, mangiar bene e bere meglio