Sembrerà provocatorio, ma per parlare di una delle cuoche più famose del mondo, partiremo dal sommelier, che nelle stanze che sarebbero diventate Hisa Franko c'è cresciuto: Hisa Franko significa "Casa di Franko" che era il papà di Valter Kramar, patron, sommelier e indefesso ricercatore di prodotti. La "Casa di Franko" si limitava a essere una bella trattoria in mezzo ai prati accanto a un ruscello a un passo dal meraviglioso Isonzo finché Valter ha incontrato Ana.
Ana e Valter, qui a Caporetto, erano considerati i ragazzi più spericolati della zona: sempre a gareggiare sugli sci, sui kayak, a vedere chi arrivava prima in cima. Alla fine tutta questa energia s'è trasformata in cucina: Valter ha messo nella ricerca di produttori di vini e formaggi la stessa passione che metteva (e mette) per resistere alle rapide del fiume, Ana ha trasformato la sua determinazione in una cucina radicale e radicata, tutta sua, fregandosene di quel che pensa la gente.
Il risultato è che oggi in questa casa di grande accoglienza (al piano sopra belle camere), le trote che guizzano tra questi sassi, il tolmim che viene prodotto in un caseificio cooperativo di un comune di cinquanta anime, le pere che nascono su questi alberi ("non saranno le migliori, ma sono le mie", usa dire Ana), le Rebula e gli Iacot che maturano nelle botti delle famiglie slovene si trasformano in una delle esperienze gastronomiche più vere del mondo.
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Ristorante con camere
Tavoli all'aperto
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viaggia e mangia per Lonely Planet, Osterie d'Italia, Repubblica e la collana I Cento (EDT). Ha scritto "Dire Fare Mangiare" (ADD), "Cibo di strada" (Mondadori), "Il Gusto delle piccole cose" (Mondadori Electa) e “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”, ama andar per trattorie e ristoranti di blasone portandosi dietro una moglie riottosa e due figli onnivori
Ana RošLa trota d’estate
Ana RošLa trota d’inverno