Piace ai grandi in cerca di esotismi alimentari. Rivaleggia coi bastoncini del capitano nelle preferenze ittiche dei più piccini. Sarà questo, quello o tutt’e due, è certo che il sushi ha colonizzato le uscite familiari guadagnandoci in fama ma pure in sciatterie. Non qui, non a Puro, che da anni mantiene i propositi formulati nelle insegne senza defezioni.
Se il progetto porta la firma di Leo Benedetti e Pierangelo Coda, che si dividono fra accoglienza e mescita di grandi calici di cui la cantina è colma, il talento al pass è quello di di Nicola Galluzzi.
Ora, le origini tradite dal nome sono una garanzia fino a un certo punto: ci si aspetta forse da tutti i pugliesi di sapersi arrotolare le orecchiette intorno al pollice? Nel caso di specie i due nippo-chef sono del genere poche chiacchiere e molta concentrazione. Tradotta in un profluvio di roll, onigiri, maestose tempure, sashimi, futomaki, kemaki e tutto il resto, ma composti con grazia, fantasia e gusto. Triplete che fa la differenza non meno del pregio nitidissimo delle materie prime, riconoscibile anche al più orbo dei palati. Aggiungici una vocazione giocoforza giappugliese, che shakera due culture devote al crudo e il risultato è un Gambero marinato allo zenzero, con gazpacho di pomodoro e caviale, o l’ormai celebre Puro-patate-e-cozze (cozza bollita, shiso, filetto di pomodoro, aglio in polvere, chips di patate viola, sale maldon e pepe). Menzione d’onore per l’anguilla variamente declinata. E l’atmosfera metropolitana di fronte al blu dipinto di blu di cielo e mare.
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classe 1974, studi in Lettere, giornalista. Dalla cronaca giudiziaria e nera alle cronache di gusto, collabora con le maggiori testate di settore e principalmente con Il Gusto