Uno può immaginarsi il giorno in cui la squadra di Birra del Borgo si è unita con i ragazzi del Jerry Thomas e uno dei più brillanti allievi di Gabriele Bonci, Luca Pezzetta, cercando di immaginare il locale che avrebbero aperto di lì a poco: un ristorante, una pizzeria, un birrificio, ma anche un cocktail bar. Tutto in un solo luogo. Una grande idea, soprattutto se messa in atto dai cool kids del momento della ristorazione romana.
"Perfetto, ma come lo chiami un locale così?" - qualcuno deve aver chiesto a un certo punto. Nel silenzio più totale deve essersi levata una voce dire: "Che te frega... chiamiamola Osteria". Che cos'ha di "Osteria" quella di Birra del Borgo? Forse niente, magari tutto; di sicuro l'accoglienza. Sin dall'inizio la sala (oggi seguita da Marco Valente) è uno dei punti forti del locale, perché un posto così grande diventa familiare solo quando è seguito da una squadra in cui ognuno svolge un ruolo cruciale: c'è chi spilla le birre facendo cappelli perfetti, chi plasma cocktail utilizzando superalcolici e lager e chi semplicemente fa avanti e dietro dalla cucina portando una volta antipasti romani e primi, un'altra pizze alla teglia o alla pala.
Potreste venire una settimana di seguito all'Osteria di Birra del Borgo e non riuscireste mai a prendere le stesse cose, o molto semplicemente a definirla come posto in cui fare una merenda, aperitivo, cena o per venire a bere il bicchiere della staffa. Certo, aveste solo una volta per venirci, vi consiglieremmo i Tonnarelli cacio e pepe, il Galletto, una teglia di margherita e 10 antifocacce alla mortadella.
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milanese, a volte londinese, fondamentalmente parigino. Esperto mondiale di BLT sandwich, bevitore di Americano e aspirante Larry David. Solitamente magna e se rilassa. Ogni tanto scrive