Forse Nikita Sergeev oggi è arrivato a una svolta importante della sua carriera: la consapevolezza e la complessità che ha raggiunto sono imparagonabili rispetto al suo recente passato. Partiamo dalla sala, decisamente di un livello notevole, per raffinatezza, organizzazione e servizio, dove domina il bravissiomo Leonardo Niccià. E’ il giusto ambito per accogliere la proposta di Nikita, che non è affatto semplice al primo impatto, e il cliente va quindi preparato ad un esperienza diversa dal solito.
Nel percorso culinario Nikita sembra un pilota di Formula 1: corre, accelera, poi frena, curva e riparte. La sua cucina un circuito di sapori, immagini, stilemi, icone, idee, colori e passioni. Una vena creativa esuberante, che si concretizza in abbinamenti inusuali, accostamenti inaspettati, in pensieri di pura originalità, senza rimandi ad altri chef o ad altre esperienze.
In ogni momento della degustazione, infatti, Nikita non ti dà mai punti di riferimento, offrendo un viaggio al buio, su una strada priva d’indicazioni e cartelli. Ma quando ti rendi conto che è proprio così la cucina di Nikita, un disegno di angoli e non di curve, di spigoli, ombre e luci, d’increspature e dettagli, di tagli e oscurità, luci e fessure, allora sei sicuro di arrivare al traguardo di un’esperienza sublime. Coquillages e pollo arrosto; Ostrica e pistacchio; Cervo e cozze; Vitello e ostrica. I ruoli del mare e della terra s’invertono, si intersecano, si scontrano, e alla fine si fondono in un assaggio di perfezione assoluta.
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giornalista enogastronomico, direttore responsabile di James Magazine, ama la bellezza, gli Champagne e due colori: il nero e l'azzurro