Cos’è di preciso il buono? La percezione di un gusto che provoca piacere sul nostro palato, il godimento immediato di un assaggio. Ma fare cucina, vuol dire necessariamente rincorrere l’idea del buono? È possibile fare ciò a discapito della propria identità? E dopotutto, cos’è il buono se l’elaborazione del gusto varia di ospite in ospite?
La cucina di Davide Caranchini non è tale da consacrarla “buona” con estrema facilità - uno status che lo stesso Davide declina - e ciò, non di certo perché i piatti e la loro sequenza non stimolino piacevolezza o sorpresa. È una cucina però complessa, a tratti “cervellotica” e lo sforzo di chi ha creato, in alcuni piatti, si manifesta in chi assapora. Materia non ha, quindi, la pretesa che ogni singolo piatto debba essere necessariamente accettato eppure la sala, sensibile, accompagna l’ospite guidandolo alla scoperta. È una cucina che scruta, estrae il lago, ma senza che questo diventi il perno ultimo delle creazioni. Ciò che il lago non dà, va ricercato al di fuori e questo non è uno stigma, ma un’interrogazione a una materia diversa; l’opportunità per mani e pensiero di abituarsi a una nuova gestualità, all’applicazione della tecnica e dell’approccio creativo su un ingrediente allogeno. E questo per non cadere nella trappola della ripetizione.
Le spezie orientali sulla coscia di un piccione proposto integralmente, l’ostrica con crema di mandorla e mozzarella di bufala, Salmerino e finocchietto, le sue 13 preparazioni e solo un’apparente semplicità; la calda familiare accoglienza di Ambra Sberna: tutto questo è Materia.
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classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo è acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, oggi è narratrice di sapori per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.