Un ristorante che è quasi una sentenza. La perfezione e la cura esasperata del dettaglio, l'eleganza e il rigore da parte di Rasmus Kofoed, che di questi tempi ha ancor più accentuato la sua impronta vegetale in un percorso degustazione nuovo, con il quale sono stati bypassati molti dei classici di Geranium, sono più di un marchio di fabbrica.
La terra e la natura oggi esplodono sulle pareti e sulle finestre del ristorante, rinnovato nel 2022, tra fiori e rami, mentre nel piatto si rincorrono leggerezze e tocchi delicati che di volta in volta portano all'attenzione del cliente erbe e verdure invernali, preparazioni sotto aceto, latticini, infusioni e anche il mare del Nord tra scampi, capesante e merluzzi. Un mirabolante esercizio di stile distribuito su 21 portate, che raccontano bene la statura di un cuoco il quale, non a caso, fa incetta di premi ormai da diversi lustri. Sul lato pairing, poi, c'è la piacevole novità dei succhi e delle estrazioni, che danno l'alternativa green a chi non vuole approfittare di una cantina davverro monumentale per profondità e per qualità.
Infine la curiosità, Geranium è ormai a tutti gli effetti un'enclave italiana dove vi capiterà di ascoltare e parlare al tavolo la lingua del Bel Paese, visto che tra la cucina e la sala i connazionali sono almeno una dozzina e al consueto savoir faire di Mattia Spedicato e di Giulia Caffiero, c'è da segnalare la grazia della sous chef Martina Pistolesi. Decisamente una delle tappe imprescindibili per chi passa da Copenhagen.
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giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare