Davanti a noi siede, a fine cena, un ragazzo posato, sereno, sorridente. La determinazione che l'ha sempre contraddistinto non è svanita, piuttosto sembra aver assunto forme nuove: quella della tranquilla consapevolezza del proprio percorso. E questa maggiore rilassatezza traspare nei piatti: mai così precisi, dritti, coinvolgenti. Sempre estremamente tecnici, arditamente originali; figli di mille crossover gustativi e geografici; ma anche pieni; finiti (in quanto portati a compimento, completi nella loro complessità) e infiniti (per la complessità stessa, che apre di suo mille percorsi, come sempre). Una grandissima cena, davvero. Ah, quel ragazzo si chiama Michelangelo Mammoliti.
La nostra impressione è che lui, poco più che trentenne - è un classe 1985 - abbia trovato le giuste misure, ben tarato il proprio metodo di lavoro. È una conquista enorme, che lo rende un giovane creativo già maturo: circostanza perfetta, quella dell'ardimentoso che impara a smussare le proprie asprezze e diventa un fuoco che riscalda senza scottare. Prodromo - se riuscirà a mantenersi su questi livelli - a una lunga e fulgida carriera: da talento puro, quale è sempre stato considerato, a realtà manifesta.
Mammoliti si gestisce meglio ma resta sé stesso, uno chef dalla forte personalità, che elabora le influenze e non le subisce; plasma il viaggio, la scoperta, la memoria, attingendo a un bagaglio che si fa via via sempre più ricco e variopinto. E si trasforma così in un forziere di sapienza golosa, del quale lo chef pesca a piacimento trovandovi le risorse per innervare la propria ricerca.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it