Se la definizione è figlia del lavoro di lima, questo s'impone, di solito, col raggiungimento di una certa maturità. In questo stato, che è uno stato di grazia, alberga da qualche tempo la cucina "bolognese rurale" di Massimiliano Poggi che, dalla campagna, mutua una rinnovata serenità e, di conseguenza, quella tensione verso la nitidezza che tanto ci ha deliziati nel corso delle ultime visite.
Della campagna, oggi, c'è tutta l'apparente semplicità: apparente perché, chi lo conosce, sa quanto complesso sia, a onor del vero, quel che si chiama ordine naturale e la sensazione di armonia che, solitamente, ne consegue. Senza inutili artifici, che anzi lo obnubilerebbero, Massimiliano Poggi regala, e si regala, con una spontaneità irresistibile, la stessa che contribuisce a tratteggiare il clima di ispirata ruralità di cui si parlava dianzi.
Come albergasse in una sua personale Età dell'Oro - dimensione bucolica, arcadica dell'essere - con mano leggera si serve dell'acidità quale veicolo di freschezza e di slancio, mentre erbe spontanee e fiori eduli sono spesso attori comprimari di piatti che, appunto, fanno della loro apparente frugalità il perno gustativo: come l'insalata russa con la sua panna acida; la conserva di pomodoro col baccalà - unico pesce presente nelle tavole di campagna - servito però nella fragranza delle sue carni crude e, ancora, l’insalata di rape e sottaceti che cela, maliziosamente, la battuta di carne. Una cucina felice, dunque che, facendo divertire, si diverte a sua volta.
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Tavoli all'aperto
folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet