"Sayonara time!" ci bisbiglia lo chef al banco, mentre sfila la testa al gambero vivo per poi deporlo davanti a noi, sul mucchietto di riso in attesa. Due secondi dopo, il suddetto gambero finisce nella nostra bocca, subito ubriaca di quel puro sapore di mare. Cose che capitano in quello che viene considerato il miglior ristorante di sushi nella Grande Mela, varato dall'imprenditore ameritaliano Alessandro Borgognone e insignito con 4 stelle dal New York Times.
A condurre le danze dietro il bancone è Daisuke Nakazawa, ex allievo del sushi master giapponese Jiro Ono e sulla sua rigorosa strada in fatto di qualità ed esecuzione. Con due piccole/grandi differenze: Jiro a Tokyo fa pagare il suo menu quasi il doppio, mentre il gambero, prima di servirlo sul riso, lo sbollenta appena. Al di là dell'ambiente più che sobrio con tanto legno, diversi tavoli e un moderno banco sushi fornito di comodi sgabelli con seduta in pelle e rinforzo schiena, la meraviglia principale è costituita dal menu Omakase a tutto sushi (niente carta, zero sashimi, idem tempura) a discrezione dello chef.
Poche e non esotiche le varietà di pesce presentate: si passa dal riccio in due versioni, giapponese e californiano, al salmone marinato nella soia, dal roll di toro alle eteree capesante in salsa yuzu e chili. Tutto senza fronzoli, tutto soppesato al millimetro, tutto da ingoiare al volo, per godere meglio di freschezza del pesce e temperatura ambiente del riso. Il posto giusto insomma, per tentare un delizioso abbinamento sushi-champagne (che qui potete trovare, a prezzi non esagerati).
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origini bergamasche e infanzia bolognese, oggi è milanese ma anche cittadino del mondo. Come critico/giornalista prima musicale e poi enogastronomico, abbina da sempre le sette note a vini, piatti, cantine e hotel. Adesso, anche nei panni di Music Designer e Sound Sommelier (psmusicdesign.it). Da vero Bulliniano, ha un debole per gli chef creativi che vanno comunque oltre