Tutto è giocato sul concetto della semplicità, della bellezza non ostentata, quello per cui i giapponesi hanno coniato il termine Shibumi. Il vero lusso è godere di questa cucina, all'apparenza di una disarmante semplicità ma che emoziona giocando su cotture e contrasti. Un posto che è un punto di osservazione verso il mare di San Vincenzo, presidiato e curato: direi custodito amorevolmente come in qualche saga di Tolkien, da un omone grande e grosso chiamato Fulvietto Pierangelini.
Lo chef esprime una sensibilità "totale" verso l'ambiente, rispetta i cicli stagionali, quelli riproduttivi dei pesci, va a cercare verdure e funghi. E lo fa da sempre, senza far parte di mode o di naturalismi fasulli. Qui siamo nel regno del pesce povero, ma tranquilli c'è anche quello ricco. La razza coniugata in molti modi, è la regina della tavola: un ricordo gustosissimo è di quella abbinata a una straordinaria crema di patate. Sugarelli, appena pescati, magari dopo una lezione in barca con il cuoco: meravigliosi dal sapore di mare.
E ancora, la palamita gustata a una manifestazione, avvolta nella rete di maiale con funghi spontanei. A rafforzare i sapori. Stesso concetto per il sandwich di ricciola e culatello: di questo tutti noi, ne mangeremmo tranquillamente un quintale, senza batter ciglio. Una cantina piacevole, a volte profonda, con bei vini che possono accompagnare i piatti. Essere su quella terrazza è un piacere che prende tutti i sensi e rende, forse per poco tempo, la vita ancora più bella.
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose