Estrarre la complessità dalla devozione alla semplicità. Distillare eleganza dalla devozione alla pazienza. In una nascente vera e propria capitale gourmet quale sta diventando Taormina, Pietro D'Agostino resta l'autentico padrone di casa: quasi un patriarca, che ha già scandagliato tutte le sorprese di quell’azzurro paradossalmente intimo pur nel suo essere sconfinato che è il Mar Mediterraneo. Si potrebbe dire che le ha rispettate - nel ritmo, nell’evoluzione, nella ricchezza che sanno restituire a chi sa di non doverle derubare - al punto da guadagnarsene la fiducia in forma di progressive rivelazioni.
C'è un rigore voluto nella sua scelta degli ingredienti più poveri - mare che incontra l’aria e terra che incontra il fuoco, secondo i temi dei suoi menu degustazione, legati ai quattro elementi che generano la vita - nobilitati solo dal loro saper stare insieme con naturalezza, in una armoniosa fraternità di ecosistema: è il caso dell’intramontabile Crudo con agrumi siciliani, sale di Mozia e olio extravergine, dell’essenziale Insalata di mare con vellutata di ceci e capperi, delle golose Capesante con la pancetta, degli imprevedibili Calamaretti ripieni di pane, mortadella e pomodoro.
C’è un ascolto antico che Pietro sembra aver compiuto da questa sua terrazza sul mare: sembra ricordarci che nutrirsi è un atto quotidiano, non può essere trattato diversamente, e che nella costanza della conoscenza c'è la radice del nostro saperlo compiere con saggezza.
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose