Entriamo nel nuovo Luogo di Aimo e Nadia, 58 anni di vita ma ristrutturato a inizio 2019, e quasi sembra uno scherzo tanto tutto è più scenografico rispetto a prima. L’angolo dell’accoglienza è sobrio e impreziosito da un mobile bar anni Cinquanta e da altri pezzi pregiati della Galleria Rossana Orlandi. Il disegno della sala principale include pareti di un tessuto più candido e accolgono piccole listelle di noce canaletto, lo stesso legno delle sedute. Dall’alto calano lampadari cilindrici in materiale fonoassorbente e nuovi oggetti di design fanno scintillare l’intorno.
Il nuovo contenitore sarebbe nullo senza i professionisti che lo percorrono. Ci sono sempre due persone laddove un ristorante normale ne impiega una: due monumenti della cucina (Nadia e Aimo Moroni), due chef (Alessandro Negrini e Fabio Pisani), due assi della sala e della sommellerie (Nicola Dell’Agnolo e Alberto Piras) e tutte le altre coppie di professionisti che fanno girare la macchina come un orologio di Leibniz.
Anche le materie prime del piatto sono italiane al 100% e hanno una comunanza temporale oltreché spaziale nello sforzo di traghettare il meglio del passato nel futuro, richiamando di continuo l’uno all’altro, fuori e dentro il piatto. Alla fine, se non lo sai, è difficile capire se sia più recente l’intramontabile Zuppa etrusca o il freschissimo Tarallo trasformato in gnocco, lo Spaghetto al cipollotto o la Lepre à la royale versione Negrini/Pisani. Un campionario di bontà che ha il suo complemento nelle geniali proposte al bicchiere di Dell’Agnolo/Piras.
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classe 1973, laurea in Filosofia, giornalista freelance, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose dalla prima edizione (2007), collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso diverse scuole e università.
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