C’è una dualità di fondo, ma ben integrata dal tempo, al Damini & Affini. Da una parte la logica del prodotto, eccellente, a partire dalle carni spesso di produzione (ossia d’allevamento, macellazione e frollatura) propria, il tutto incarnato dal gran macellaio Gianpietro Damini, che è anche dominus della sala. Poi ci sono l’estro e la tecnica da fine dining, notevoli, presieduti dal fratello minore, lo chef Giorgio Damini. Il connubio dà risultati fertili, nello stesso tempo consolidati e forieri di ulteriori sviluppi (ad esempio: giocarsi ancor più la partita di un menu degustazione saltando da un ambito all’altro, ossia svariando tra cucina cucinata e cucina di prodotto, perché no? Oggi che gli steccati paiono tutti travolti…).
E comunque: il Damini & Affini si conferma essere quel magnifico tempio del gusto che s’intravvede già dall’esterno, sbirciando la cornucopia di bontà attraverso le vetrine colme di chicche enogastronomiche, perché questo è ristorante, ma anche bottega. Poi si entra a desinare e la magia è confermata. Sono eccellenti i bocconi di carne cruda, nature oppure conditi in tartare a seconda dell’ispirazione del momento, magistrale ad esempio la Carne cruda condita con salsa tartara, uovo mimosa, piselli e polline. Il Cotechino e patate è un assaggio che non si dimentica, lo stesso dicasi per Le lumache si sono perse nella ribollita (ossia nel cavolo nero, dove peraltro non hanno certo smarrito la prelibatezza).
La cantina s’appoggia sull’enoteca della bottega, l’una e l’altra risultano fornitissime, anche di chicche e verticali da capogiro.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it