Il nuovo corso dell'Inkiostro, dopo l'epopea di Terry Giacomello, ha il volto e lo stile rassicurante di Salvatore Morello che in qualche modo ha reso la carta del ristorante decisamente più accessibile anche a una clientela magari poco avvezza alla creatività spinta e agli ipetecnicismi.
Eppure gli spunti cui attingere non sono certo pochi e i piatti che si sono alternati in quest'anno parlano innanzitutto di materie prime eccellenti e di soluzioni gustative dove si cercano incroci sul filo dell'equilibrio, dove spesso le papille muovono in direzioni lontane (kombucha, tzatziki, kimchi, bouillabaisse, dashi) attingendo e prendendo spunto da diverse culture gastronomiche, non senza un pizzico di malizia. Alcuni esempi? Il Lombo di cervo con cipolla bianca, che oltre all'aceto balsamico presenta una battuta di melanzana con una parmigiana in stile asiatico; il Risotto di crostacei con tonno essiccato, che vive di delicate sensazioni agrumate, oppure il San Pietro confit dove si trova la giusta sferzata del pak choi e dell'olio al coriandolo.
Insomma, si potrebbe dire che la cucina di Morello è spesso un mix di carezze e sonori schiaffoni (metaforicamente parlando), ma il cuoco originario di Catanzaro, classe 1985, si destreggia sempre con grande sicurezza e su più fronti. Poco importa che si tratti di mettere nel piatto un fondo di qualità (alla francese) o un piccione firmato da Laura Peri, presentato in due servizi.
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giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare