Giri che ti rigiri il riso tra le mani e sono già passati più di 15 anni dall’apertura. Ricordiamo benissimo quel pasto di settembre 2007, consumato in un locale dalle dimensioni ben più ridotte di oggi. A spulciare tra i nostri appunti, abbiamo trovato il testo di quel pranzo: «Sushi e sashimi sono solo un trampolino per balzare verso arditi giochi di contaminazioni globali. E gunkan di salmone e uova di quaglia sono da mandare giù in serie, come gli yakiniku di carne».
In tutto questo tempo, il ristorante è cresciuto a dismisura, senza tradire quell’identità. E ha infilato primati in serie. Due su tutti: Iyo è il primo ristorante di cucina giapponese capace di prendere una stella Michelin in Italia (e la seconda stella, di Iyo Aalto, appartiene alla stessa proprietà) ed è indubbiamente lo stellato che macina più coperti di tutti e 385 i locali baciati dalla Rossa italiana. Ma cosa vuoi star lì a elencar primati effimeri: entri, ti accolgono in due con un sorriso grande così, ti porgono un calice per ingannare l’attesa del tavolo e blasone e pensiero rimangono fuori dalla porta. Tanto in cuor tuo sai bene che Claudio e Ilaria Liu e i loro ragazzi lavorano ogni giorno da allora per perfezionare, anche solo di un granellino, l’esperienza del giorno precedente.
E così fanno i piatti extra-sushi, nel tempo sempre più buoni e fini: Wagyu Sumibiyaki, Tempura di calamaretti spillo e Cocco, ananas e tè matcha. Katsumi Soga e Luca De Santi sanno cosa vuol dire “spingere”, senza mai far vacillare la barca un secondo.
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Tavoli all’aperto
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt